COME PRIMA…PIÙ DI PRIMA…
Riflessioni del M° Fulvio Creux sul D.P.R. “Modalità di esecuzione dell’Inno Nazionale”
Se fosse promulgata legge che dicesse che la sua formula dell’acqua è CH2O ...
Se un’altra legge indicasse “Il sei maggio” di Alessandra Manzone come prova per la Maturità...
Cosa succederebbe?
Le aziende sostituirebbero l’acqua con la Formaldeide? I maturandi scriverebbero di un possibile autore transgender?
È chiaro: tutti si accorgerebbero dell’errore e le leggi sarebbero o sospese o corrette; questo perché una legge può stabilire ciò che vuole, ma non può modificare acclarate verità storiche o scientifiche.
C’è un campo in cui questo, invece, non avviene? Certo: ovviamente è quello dell’Inno Nazionale.
Dopo la grossa campagna stampa prodotta intorno al 17 marzo (Festa dell’Inno e della Bandiera) il Decreto del Governo è diventato, ai primi di maggio, Legge.
Passata la baraonda mediatica sul Papa eccomi a parlare, come da molti richiesto, dell’argomento.
Per farlo esordisco evidenziando che con la più antica verità in materia: il primo requisito per parlare dell’Inno è…non sapere di cosa si sta parlando! Qui è stata pienamente riconfermata.
Scendiamo dunque nei particolari precisando che queste mie affermazioni NON HANNO riferimenti o sottologie di natura politico/partitica.
La G. U. del 7 maggio 2025 riporta il DPR 14 marzo 2025 dal titolo “Modalità di esecuzione dell’Inno Nazionale, ai sensi della legge 4 dicembre 2024, n. 181”.
Riportiamo qui il testo, commentandolo immediatamente là dove si rende necessario.
Vi prego di una cosa: di non ritenermi…cavilloso.
Al termine di questa disamina si rende d’obbligo una visita al Sito Istituzionale del Governo.
Riporto i singoli punti per analizzarli insieme:
1) Riferimento storico: questa parte del Decreto è la fonte dell’errore storico/letterario/musicale poi trasferita nel Decreto Presidenziale.
2) Ascolta l’Inno: l’inno non è eseguito dalla Banda Interforze ma da una non meglio specificata Orchestra Sinfonica, che suona (senza Introduzione) una versione “abbastanza corretta”:
a) alcune armonie non sono quelle di Novaro
b) nella transizione tra la Prima e la Seconda parte compaiono i colpi di cassa in levare che le cattive Bande suonano alla Sagra del Carciofo, ma che lo Stato (!) ci propone come esempio.
3) Testo: il testo riportato ha evidenti differenze (nella articolazione dei Versi, nelle maiuscole minuscole dei capoversi e nella punteggiatura) rispetto al testo pubblicato dal Quirinale.
Ecco il raffronto, relativo alla prima strofa:
Si potrà notare la maggior fedeltà del testo del Quirinale rispetto a quello del Governo.
Nel testo del Governo è ripetuto due volte (come nello spartito di Novaro) il verso “siam pronti alla morte”. Anche questo, però, è un errore, anzi un duplice errore: se si voleva riportare il Testo di Mameli bisognava scrivere una volta sola (e non due) “siam pronti alla morte”; se invece si voleva riportare il testo come musicato da Novaro, bisognava scrivere due volte l’intera frase, cioè: “Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte Siam pronti alla morte l’Italia chiamò - Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte Siam pronti alla morte l’Italia chiamò” aggiungendo, al termine, il fatidico “Sì!” finale.
Quindi il testo contenuto nella pagina del Governo non è, come si suol dire, né zuppa né pan bagnato e rivela tutta l’inammissibile superficialità di chi lo ha similmente realizzato.
Ignoranza che potrà indurre lo stupidotto di turno a pensare che il Sì! conclusivo non debba essere cantato.
Fatte queste considerazioni, seguo l’invito del Dott. Azzeccagarbugli, per tentar di capire il punto del DPR a cui neppure Lui ha saputo rispondere.
L’Art. 2 Comma 2 recitava: “… è eseguito ripetendo due volte di seguito le prime due quartine e due volte di seguito il ritornello del testo di Goffredo Mameli, come previsto dallo spartito originale di Michele Novaro”.
È forse riferendosi alla scrittura del Testo riportata nel Sito del Governo che si potrà risolvere l’arcano?
- “si ripeteranno due volte di seguito le prime due quartine”: no, signori, neppure così funziona; non funziona, anzitutto, perché Mameli non ha messo nessun ritornello (il ritornello è un elemento musicale, non poetico!); non funziona, poi, perché, nel testo, la quartina è una, non due; la seconda è quella che loro, impropriamente, chiamano ritornello: provare a cantare per credere.
- Diverso è, invece, se si legge il testo dell’originale o del Quirinale, dove la Prima strofa è formata da quattro versi; il “presunto ritornello”, non è però una quartina, ma un blocco di tre versi.
Vien quasi da provare compassione per chi ha trovato un sistema così complicato per esprimersi… sbagliando comunque!
Non sarebbe stato più normale, semplice, chiaro, invece, scrivere “è eseguito come indicato dallo spartito originale di Michele Novaro” (magari aggiungendo “da Battuta X a battuta Y”)?
Alla base di tutto questo c’è sempre il grave, intramontabile presupposto di fondo: che un Inno sia costituito prima dalle parole e poi dalla musica. Tutti sappiamo che non è così!
Cosa succederà adesso?
Credo nulla: tutto, a cominciare dal DPR, resterà così; chi lo suonava sbagliato continuerà a suonarlo sbagliato, chi non cantava il Sì! continuerà a non cantarlo, chi faceva Poroppò, Poroppò, Poroppòpopòpopò continuerà a farlo e così via…
Una nuova melodia, però, potrà forse accompagnarsi a questa situazione: la celebre canzone di Modugno che diceva… “come prima, più di prima…”:
Cari autori di questo DPR inutile, vogliamo cantarla insieme?
Fulvio Creux
(Santa Maria delle Mole, maggio 2025)