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QUANDO CHIUDE UNA BANDA ORMAI E' TARDI
07 Novembre

QUANDO CHIUDE UNA BANDA ORMAI E' TARDI

Quando chiude una Banda ormai è tardi: anni e anni di lavoro se ne vanno in fumo in un attimo, una tradizione locale si estingue, un presidio culturale territoriale svanisce nel nulla...

La Banda è un organismo che ha bisogno costantemente di un'azione di "manutenzione", dev’essere seguita e curata: non si mette in piedi un gruppo così, dall'oggi al domani.

Ecco perché, in questo momento storico, è più che mai indispensabile pensare alla salvaguardia delle Bande Musicali, anche attraverso dei contributi a fondo perduto. 

E non è detto che debbano essere necessariamente solo fondi pubblici... però lo Stato dovrebbe far diventare appetibili le donazioni alle Bande, così come ha fatto per molte altre realtà: per esempio, potrebbe farle rientrare tra i soggetti destinatari dell’Art Bonus.

Dopo tutti questi mesi di inattività, ci aspetta un periodo altrettanto lungo, anzi, forse di più !

Purtroppo alcuni gruppi, nel frattempo, si sono sciolti, mentre altri lo stanno facendo: un patrimonio storico, sociale, culturale e umano che viene irrimediabilmente perso.

Forse questi discorsi non sono capiti da chi abita nelle grandi città, oppure da chi si occupa solo dei “massimi sistemi”, e quindi, per spiegare appieno cos'è una Banda Musicale, lasciamo la parola a Giuliano Gritti, un bandista, il quale l'ha così tratteggiata in modo molto efficace:

"A volte, qualcuno sostiene amaramente, che la gente avverte la funzione della Banda solo quando manca, come succede per le persone il cui affetto si dà per scontato per lunga consuetudine, e poi, quando ci lasciano, ci consegnano a una incolmabile solitudine.
Non cadiamo in questo pericolo: sosteniamo, con costanza, la nostra Banda, con lo stimolo ai nostri giovani perché si formino musicalmente e ne facciano parte.
Un paese, una comunità esiste solo se essa si sa esprimere in segni collettivi: la Banda è uno di questi.
Coloro che scelgono di suonare nella Banda, sanno bene che non percepiranno un centesimo di euro, avranno solo l’onere delle sere impegnate per le prove, portandosi dietro le gioie o i pensieri della giornata da confrontare con quelle dei compagni.
Perciò, quando li vediamo sul palco o in piazza per un concerto e mentre accompagnano, a passo di marcia, una processione o, con profonda partecipazione, un funerale con il difficile compito di elevare il sentimento religioso tenendo d’occhio, contemporaneamente lo spartito e il perfetto allineamento con i compagni davanti, sperando di evitare le insidie delle buche sull’asfalto, allora ricordiamoci che non sono dei professionisti dell’arte musicale, ma solo volontari, interpreti di un sentimento collettivo di unità e condivisione, che esprimono la magia delle note".