REAZIONE DI VARI SINDACI ALLA RIFORMA DEL TERZO SETTORE
09 Maggio

REAZIONE DI VARI SINDACI ALLA RIFORMA DEL TERZO SETTORE

REAZIONE DI VARI SINDACI ALLA RIFORMA DEL TERZO SETTORE 

(foto common license di Marta, Lorenza e Vincenzo Iaconianni)

 

Prendiamo nota della reazione di vari Sindaci alla riforma del terzo settore: anche gli amministratori locali, a contatto stretto col proprio territorio, si stanno accorgendo dei risultati negativi che tale dispositivo legislativo sta avendo con le medio-piccole associazioni, creando un pericoloso vuoto sociale che mette in difficoltà le proprie comunità.

Il documento è stato redatto e sottoscritto da tutti i Sindaci dell'Ambito 8 della provincia di Brescia: ne riportiamo il testo.

Buona lettura.

"Criticità Riforma del Terzo settore
Lettera dei Sindaci a tutela del patrimonio associazionistico e del valore del volontariato

Pur cogliendo e condividendo lo spirito della Riforma del Terzo settore, quale complesso di norme teso a disciplinare il no profit e l'impresa sociale, in qualità di Sindaci abbiamo il dovere di tutelare le nostre comunità, raccogliendo le istanze direttamente dai territori che ci pregiamo di rappresentare e agendo affinché tali richieste trovino adeguate risposte nelle sedi più opportune, laddove i provvedimenti messi in campo abbiano, o rischino di avere, ricadute sociali negative come nel caso in esame.

In quest'ottica, essendo gli Ambiti Sociosanitari i contesti territoriali in cui i Primi cittadini, nella fattispecie lombardi, congiuntamente, definiscono la programmazione degli interventi e dei servizi del sistema socioassistenziale e sociosanitario integrato locale, quale impianto sorretto dal Terzo settore, si ritiene doveroso sottoporre all'attenzione del più ampio numero di Assemblee d'Ambito il presente documento, affinché, come da auspicio, venga formalmente deliberato da una vasta platea di Sindaci intenzionati a farlo pervenire a tutti gli organi competenti, fino al Consiglio Nazionale del Terzo Settore (CNTS) e al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

Questo perché il complesso degli enti privati costituiti con finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale che, senza scopo di lucro, promuovono e realizzano attività d'interesse generale, mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi, in coerenza con le finalità stabilite nei rispettivi statuti o atti costitutivi, è talmente vasto e variegato da poter difficilmente sottostare al medesimo cappello normativo senza il rischio di soffocare parte del patrimonio associazionistico delle nostre comunità.

Una ricchezza di cultura millenaria che, nei secoli, si è strutturata fino a diventare una complessa e fitta rete fondamentale per l'erogazione di servizi anche essenziali, oltre a promuovere il sapere, il saper fare, l'intelletto, l'etica, lo spirito civico e il benessere fisico dei cittadini, rappresentando al contempo il principale strumento sociale per la prevenzione delle derive, specie giovanili, e nella lotta all'emarginazione. In estrema sintesi, potremmo dire che il volontariato fa bene a chi lo fa e a chi lo riceve e questo in una moltitudine di ambiti applicativi che garantiscono la “salute sociale delle comunità”.

Non di meno, in un simile sistema sociale interdipendente, al rischio di reprimerne una parte consegue quello di compromettere l'intera filiera a cui era concatenato, un po' come avviene nell'ambito di un ecosistema a cui vengono sottratti elementi, per così dire, anche minori e secondari eppure indispensabili per il mantenimento dell'equilibrio raggiunto e la cui fondamentale importanza si palesa al venirne meno.

Un quadro questo che va scongiurato e che, a maggior ragione in questo periodo storico caratterizzato da un crescente indebitamento pubblico e da un costante allargamento delle sacche di povertà, richiede un sostegno straordinario alla salvaguardia e promozione di qualsiasi forma solidaristica presente e futura.

Va anche ricordato che il progressivo invecchiamento della popolazione, comportante l'incremento dei costi sanitari e previdenziali e il decremento del Pil, sta delineando un futuro socioeconomico non certo roseo e la cui sostenibilità passa necessariamente per il volontariato, pertanto, la Riforma del Terzo settore va perfezionata, evitando che eccessi di burocrazia e adempimenti normativi si traducano in un insopportabile carico di costi e di lavoro privo di valore aggiunto per l'individuo e per la comunità.

Il costante miglioramento delle politiche sociali va edificato partendo da questa consapevolezza, ma la realtà, oggi, ci racconta di volontari che gettano la spugna, di un patrimonio no profit messo fortemente a rischio da disposizioni che vanno riviste a seguito di dati empirici e annessi campanelli d'allarme e il recente insediamento dei 74 componenti che, per il prossimo triennio, guideranno il Consiglio Nazionale del Terzo Settore ci lascia ben sperare.

Tutto ciò premesso, senza pretesa di essere esaustivi rispetto alle problematiche riscontrate sui vari territori e nella moltitudine di ambiti no profit reclamanti specificità di cui non si ritiene dare distinta rappresentazione in questo documento avente la natura d'appello e non d'analisi, a titolo esemplificativo, si pone l'attenzione su quanto segue in termini di rilevate criticità in parte anche sovrapponibili, ma distinte per aggregati ai fini di una maggiore chiarezza espositiva.

1) Difficoltà di iscrizione al RUNTS: Solo una parte delle istituzioni no profit che avrebbero facoltà di iscriversi al RUNTS, data la complessità di tale operazione, finirà con l'essere effettivamente riconosciuta come Ente del Terzo Settore, negando così alla rimanente quota importanti opportunità, con tutto ciò che ne conseguirà in termini di mancate agevolazioni. E' solare come un mero scoglio burocratico non possa diventare il setaccio per la potenziale sopravvivenza di numerose e importanti realtà solidali. Si evidenzia, inoltre, che le dette difficoltà sono state lamentate anche da associazioni volontarie particolarmente strutturate, come Avis, Pro Loco e gruppi di Protezione Civile, ad evidenziare come tali adempimenti burocratici possano diventare insormontabili ostacoli per contesti associativi locali minori e comunque fortemente disincentivanti per coloro che ambiscono a dedicare volontariamente il proprio tempo libero all'aiuto del prossimo e non al cavilloso burocratismo. È logico che la riforma, per certi versi, ambisca anche a ridisegnare il perimetro dell’insieme degli ETS, ma una profonda riflessione e revisione va fatta se, come si sta palesando, si rischia di dimezzare le dimensioni originarie del comparto no profit con conseguenti e irreversibili danni alla rete sociale e alla tenuta dei servizi erogati alla collettività.

2) Difficoltà di sopravvivenza fuori dal RUNTS: In relazione e approfondimento al precedente punto, vi è poi il sorpasso del regime fiscale in capo alla legge 398/91, quale condizione che riguarderà una moltitudine di realtà associative non costituitesi ad ETS, fatta eccezione per quelle a finalità sportiva. Perdere determinate agevolazioni in quanto impossibilitati, per l'una o per l'altra ragione, ad accedere al RUNTS significa rendere economicamente insostenibile la tenuta di una larga fetta di volontariato a seguito di disposizioni tributarie che o vanno riviste o vanno diversamente ammortizzate.

3) Difficoltà di sopravvivenza dentro il RUNTS: Rappresentano il rovescio della medaglia rispetto al punto 2 e, per certi versi, un'alternativa al medesimo. Vi sono, infatti, contesti associativi che, per una moltitudine di ragioni, non sono nelle condizioni di farsi carico di adempimenti burocratici e fiscali, quindi organizzativi ed economici, di tipo implementativo rispetto all'odierna condizione operativa. Queste realtà, se obbligate a “fare il salto” in forza di legge o di, solo presunta, convenienza, finirebbero col cadere nel burrone, scomparendo in moltissime comunità. A titolo d'esempio, è questo il caso delle bande musicali italiane e, in generale, delle associazioni musicali loro assimilabili che, se equiparate ad altri ETS nell'assolvimento degli obblighi normativi previsti, finirebbero appunto col decimarsi. Una semplificazione gestionale potrebbe già tradursi in un contenimento di tempi e, soprattutto, di costi per rendere più sostenibile eventuali adempimenti.

Tutto ciò rilevato, resta indubbio che l'iscrizione al RUNTS apporti benefici non trascurabili, tra cui, nell'ordinaria e “corretta” gestione, lo sgravio di responsabilità personale degli associati a seguito dell'acquisizione di personalità giuridica dell'ETS, nonché l'accesso ad eventuali regimi fiscali agevolati, quali il forfettario, ma trattasi di vantaggi non commisurati al rischio che sta via via concretizzandosi e che risiede appunto nella moria di buona parte del no profit.

Si confida che l'appello delle autorità locali, in diretta rappresentanza delle rispettive comunità e annesse istanze, tra l'altro formulato in maniera corale attraverso le Assemblee dei Sindaci d'Ambito Sociosanitario, possa tradursi in un'occasione di riflessione sull'adeguatezza della Riforma del Terzo Settore e, conseguentemente, promuoverne l'ottimizzazione da parte degli organi competenti, ribadendo la necessità di dirimere tale revisione nell'ottica della massima inclusione e della trasversale tutela del patrimonio associativo locale e nazionale.

Con tale finalità, si ritiene opportuno trasmettere il presente documento all'Assemblea dei Sindaci ASST Franciacorta e al Collegio dei Sindaci ATS Brescia, chiedendo cortesemente loro di sottoporlo al voto delle altre Assemblee dei Sindaci d'Ambito Sociosanitario bresciane e di diramarlo agli equipollenti organi sindacali sia della provincia di Brescia (ASST Spedali Civili e Garda) sia delle altre province lombarde (ATS).

Si provvederà, infine, ad inoltrare il medesimo a:

Presidente di Regione Lombardia, Assessorato regionale al Welfare, ACB – Associazione Comuni Bresciani, ANCI Lombardia, Consiglio Nazionale del Terzo Settore (CNTS) e Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, invitando i Presidenti d'Ambito Sociosanitario a pari inoltro, su mandato delle rispettive assemblee sindacali.

F.to i Sindaci dell'Ambito SocioSanitario N. 8 Bassa Bresciana Occidentale all'unanimità dei votanti in regolare seduta"